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Emanuele Colombo: “La riserva idroelettrica durerà per venti giorni”

Negli ultimi mesi, di fronte alla crisi energetica internazionale, lo sguardo degli svizzeri si è spesso rivolto verso le dighe, i bacini d’accumulazione. E anche il Consiglio federale è intervenuto per assicurarsi che, in vista dell’inverno, i bacini fossero pieni, pronti ad essere sfruttati in caso di bisogno. Ma cosa sta dietro a questa decisione? Quali conseguenze avrà e quali benefici potrà generare? Lo abbiamo chiesto a Emanuele Colombo, Senior Strategic Advisor di Swissgrid, società che si occupa della trasmissione e dell’approvvigionamento di energia elettrica in Svizzera.

Emanuele Colombo. Che ruolo avranno le riserve idroelettriche nei prossimi mesi? E che differenza c’è fra riserva idroelettrica e riserva strategica?

«Il Consiglio federale ha previsto la costituzione di due riserve: una idroelettrica e una strategica. La prima è una sorta di assicurazione e consiste nel mantenimento di riserve di acqua nei bacini, in modo da poter produrre l’energia per le attività essenziali svizzere per una ventina di giorni alla fine dell’inverno. Si tratta quindi di ritardare l’utilizzo di una parte del contenuto dei bacini ad accumulo per turbinarla ulteriormente. La riserva strategica invece costituisce della potenza di produzione supplementare «fuori mercato» da utilizzarsi in casi eccezionali di penuria. Per l’inverno 2022-2023 la riserva strategica potrebbe essere costituita tra l’altro dalle otto turbine mobili a gas, olio e idrogeno che sono state recentemente acquistate dalla Svizzera. A Swissgrid verrà assegnato un nuovo compito, quello di Supplier of Reserve. Questo nuovo ruolo non è attualmente previsto dal mandato legale. Siamo però pronti ad assumerci questa responsabilità e ci prepariamo per farlo in condizione operative ottimali».

Basteranno per evitare i temuti blackout?

«Le riserve idroelettrica e strategica sono delle assicurazioni contro il rischio di penuria di energia (e di potenza) per la sicurezza di approvvigionamento in elettricità del Paese. La penuria di energia non deve confondersi con Blackout. Sono due cose sostanzialmente diverse. Il blackout si genera quando una catena di circostanze sfortunate porta a una grave interruzione, a seguito della quale la fornitura viene interrotta. In caso di blackout, di solito l’alimentazione può essere ripristinata a breve termine. La causa possono essere eventi naturali o il collasso di un elemento. In caso di penuria di energia, invece, l’elettricità non è sufficiente a coprire l’intera domanda. La causa di una carenza di elettricità è quindi uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di elettricità per un periodo di tempo più lungo. In questo caso, la fornitura illimitata e ininterrotta di energia elettrica dalle reti elettriche svizzere non è più garantita per gran parte dei consumatori finali».

In che direzione bisognerebbe muoversi per sfruttare ancor meglio la risorsa idroelettrica? Potenziare le centrali verso maggiori capacità di pompaggio-turbinaggio potrebbe servire?

«Swissgrid è neutrale in fatto di tipologia di energia: la scelta del mix energetico del paese appartiene alla sfera politica e ad altri attori del sistema elettrico e si farà in modo coerente con la Strategia Energetica 2050. Per quanto ci concerne, è nostra responsabilità garantire una rete di trasmissione sicura, stabile ed efficiente, in modo che gli attori del mercato elettrico possano scambiare energia in condizione ottimale».

Come sono i rapporti con i Paesi confinanti, non verrà messa a disposizione energia in caso di penuria?

«La rete europea è fortemente interconnessa, la Svizzera è collegata ai Paesi limitrofi con 41 linee. Questi collegamenti permettono di importare energia nei momenti di bisogno, dando così una maggiore sicurezza di approvvigionamento. Non siamo un’isola energetica e per superare le sfide dell’approvvigionamento elettrico bisogna trovare soluzioni condivise fra tutti gli attori. L’autarchia energetica è un’illusione. Non avendo un accordo sull’energia elettrica con l’UE, per la Svizzera le cose potrebbero complicarsi dal 2027 a causa della regola 70%-30%. I Paesi dell’UE dovranno mettere a disposizione almeno il 70% della capacità di rete per gli scambi di energia tra di loro. Di conseguenza per noi questo potrebbe volere dire maggiori problemi di importazione, specie nei mesi invernali, oltre che maggiori difficoltà nella gestione dei flussi indotti non pianificati. La Svizzera è esclusa dai meccanismi di mercato europei e a causa di questa esclusione sarà sempre più difficile anticipare i flussi di elettricità che attraverseranno la rete svizzera legati agli scambi commerciali di energia tra paesi dell’UE».