In carica da poco più di un anno al timone del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale e già confrontata con una sfida esistenziale per la stessa azienda. Stiamo parlando della direttrice della SSR Susanne Wille. L'8 marzo 2026 si voterà sull'iniziativa “200 franchi bastano!”, promossa dall'UDC. Un dimezzamento del canone, che segnerebbe la fine della SSR nella sua forma attuale, per riprendere le parole della stessa Wille. La direttrice è tuttavia ben determinata a trasformare radicalmente l'azienda. E a richiederlo non sono solo le le minori risorse finanziarie, ma anche i profondi mutamenti in atto di fronte ai quali il servizio pubblico Radio-Tv non può stare a guardare.
Signora Wille, lei ha assunto la direzione della SSR in un momento difficile. Pressioni politiche sul servizio pubblico radio televisivo, piano di risparmio e cambiamento epocale nella fruizione dell'offerta multimediale dell'azienda. Si può dire che l'attende una rivoluzione copernicana?
“Il cambiamento è davvero profondo e rapido. La SSR è confrontata ad una doppia trasformazione. Dobbiamo infatti procedere su due fronti. Da un lato dobbiamo occuparci del nostro core business, la TV e la radio, che continuano a raggiungere - anche se assistamo a un calo - un’ampia quota di pubblico. Allo stesso tempo dobbiamo digitalizzare in modo coerente, perché le modalità di fruizione dei nostri formati multimediali sono in continua evoluzione. Dobbiamo fare tutto il possibile per essere rilevanti nel mondo digitale. I contenuti mediatici non vengono più semplicemente distribuiti, ma devono raggiungere varie tipologie di pubblico.Tutto questo avviene in un contesto in cui in futuro dovremo cavarcela con molte meno risorse economiche, e questo indipendentemente dall'iniziativa “200 franchi bastano!” che mira a dimezzare il budget a disposizione della SSR”.
Recentemente avete presentato un piano di risparmio da 270 milioni di franchi per compensare la riduzione del canone radiotelevisivo da 335 a 300 franchi decisa dal Consiglio federale. Quali effetti avrà questa riduzione sull'offerta di programmi?
“Devo fare subito una premessa importante. Il nostro progetto di trasformazione, denominato «Enavant», è più di un semplice programma di risparmio. Si tratta di ripensare radicalmente la SSR per essere forti anche in futuro. Con la riduzione del canone, ma anche a causa dell’inflazione e del calo degli introiti pubblicitari, dovremo risparmiare circa 270 milioni di franchi entro il 2029. Allo stesso tempo, anche il contesto sta cambiando: il modo in cui le persone utilizzano i media sta diventando più veloce e digitale. Dobbiamo rispondere a questa evoluzione e trovare il modo di adempiere al nostro mandato di servizio pubblico anche con circa il 17 % di risorse in meno. La SSR deve diventare più digitale, snella, efficiente e flessibile, rivedendo le strutture organizzative, anche per potere continuare a produrre e difendere un giornalismo di qualità. Ma sarà inevitabile fare delle rinunce anche nella programmazione”.
Crede che la SRR possa continuare a essere presente con un’offerta equivalente in tutte le regioni linguistiche anche con un canone di 300 franchi?
“Il radicamento in tutte le regioni linguistiche e culturali, la presenza e la vicinanza al pubblico devono essere mantenuti. Allo stesso tempo, stiamo lavorando ad una profonda riorganizzazione interna per poter continuare ad offrire programmi forti e rilevanti anche in condizioni quadro mutate. Ci stiamo lavorando. Ma, ripeto, senza tagli nella programmazione ciò non sarà possibile”.
Lei auspica, però, un maggior scambio e un’accresciuta collaborazione tra le diverse unità aziendali (SRF, RTS, RSI, RTR). Non c'è il rischio che ciò comprometta l’autonomia di cui queste unità hanno goduto finora?
“Quando ho assunto la direzione, ho affermato che vogliamo essere una SSR intesa come un'azienda mediatica per tutti. Ciò non esclude un forte radicamento regionale, anzi! Ma è vero: la SSR sta cambiando la sua identità, e oggi si considera sempre più come un gruppo per poter reagire meglio ai cambiamenti. Ci stiamo avvicinando e facciamo insieme ciò che ha senso fare assieme. Come primo passo, abbiamo già deciso di unificare e gestire in modo coordinato aree funzionali come le risorse umane, le finanze e la tecnologia, nonché l'intera produzione e la fiction, organizzandole con team regionali specializzati. Inoltre stiamo introducendo strumenti vincolanti per rafforzare la collaborazione tra le regioni anche in altri ambiti, come la cultura, l'informazione e così via. Oggi scambiamo solo il 3-5% dei contenuti tra le regioni. Possiamo fare senz'altro meglio”.
Non c'è quindi il rischio che tutto venga centralizzato a Zurigo?
“No. Siamo e restiamo una SSR delle regioni. Ed è proprio questo che ci distingue dall’iniziativa “200 franchi bastano!” Con la metà del budget non potremo più garantire questo forte radicamento in tutto il Paese. Con il processo di trasformazione attualmente in corso, Enavant, invece sì. Risulta fondamentale rafforzare la direzione strategica, uniformare i processi e gli standard per collaborare meglio tra le regioni. La diversità regionale, la “svizzeritudine”, l’indipendenza, la vicinanza alle persone e i contenuti in quattro lingue e, quindi anche la creazione di contenuti locali e la distribuzione regionale, sono la nostra forza. Ciò ci rende unici. E tutto questo deve essere preservato”.
I collaboratori saranno comunque colpiti dalle misure di risparmio. Avete annunciato una riduzione dei posti di lavoro a tre cifre. Quindi diverse centinaia di impieghi. Sono previsti piani sociali per coloro che perderanno il posto di lavoro?
“Circa il 50% dei nostri costi operativi è costituito dal personale. Diventa quindi inevitabile che i risparmi previsti sui costi avranno un impatto anche sui collaboratori. Mi dispiace fortemente perché si tratta di colleghe e colleghi che svolgono il loro lavoro ogni giorno con grande competenza e impegno. Faremo tutto il possibile per gestire questa riduzione di posti di lavoro in modo reponsabile e con la massima attenzione possibile”.
La digitalizzazione e l'intelligenza artificiale stanno attualmente cambiando radicalmente il modo in cui il pubblico utilizza i media. Il programma tradizionale e lineare sembra oggi superato. Non è più la porta d'accesso più importante all'offerta multimediale dell'azienda. Non si dovrebbe spingere ancora di più verso un’offerta digitale per suscitare l'interesse dei nativi digitali?
“Adattarsi al cambiamento nelle abitudini nel consumo dei media e continuare a raggiungere il maggior numero possibile di persone in Svizzera è proprio uno degli aspetti essenziali di Enavant. L’offerta digitale gioca un ruolo centrale in questo senso, poiché, come lei giustamente afferma, le modalità di accesso ai nostri contenuti stanno cambiando. Questo nuovo modo di utilizzare i media, le nuove tecnologie e lo sviluppo continuo dei nostri contenuti ci terranno molto occupati anche nei prossimi anni. Attualmente stiamo sviluppando una nuova piattaforma digitale per la popolazione svizzera: Play+. Sarà l'accesso a tutti i contenuti audio e video (in diretta e in streaming) della SSR e ci stiamo organizzando in modo tale che che temi come la tecnologia, le piattaforme, i dati e l'intelligenza artificiale acquisiscano un peso strategico maggiore. Ma bisogna anche considerare che la SSR raggiunge già un pubblico giovane: tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni interessati alla politica, ad esempio, il 73% dichiara di utilizzare regolarmente le offerte della SSR. Dal 2023 al 2024, la percentuale di giovani tra i 15 e i 34 anni che consumano esclusivamente contenuti online della SSR è quasi raddoppiata, passando dal 12 al 22%. Questi dati dimostrano che dobbiamo proseguire con coerenza sulla strada intrapresa”.
Torniamo alla politica: si avvicina la votazione sull'iniziativa che mira a fissare il canone radiotelevisivo a 200 franchi per le economie domestiche e a esentare tutte le aziende dal pagamento. Come intende contrastare questa iniziativa, che è più insidiosa dell'iniziativa “No Billag”, che voleva abolire il canone?
“La SSR, come azienda, non interverrà direttamente nella campagna politica in vista della votazione. Questo è compito dei vari attori politici e della popolazione. Il nostro ruolo è quello di illustrare in modo oggettivo e trasparente che cosa significherebbe un sì all'iniziativa per ridurre il canone a 200 franchi. In concreto quali sarebbero le conseguenze sull’offerta di programmi, sulle regioni e sulla diversità linguistica. E queste conseguenze sarebbero molto pesanti. Prendiamo ad esempio lo sport: ci sarebbero meno trasmissioni sportive, perché la copertura televisiva degli eventi sportivi è costosa. La pubblicità e la sponsorizzazione coprono di solito solo il 10-20% dei costi totali di queste trasmissioni. Ciò vale anche per eventi popolari come la discesa del Lauberhorn.Trasmissioni di questo tipo non potrebbero più essere finanziate. Lo stesso vale per l'offerta culturale o per i programmi di informazione, anche in questo caso dovremmo operare tagli massicci”.
Delle 126 000 firme raccolte a sostegno dell'iniziativa, ben 30 000 provengono dal Ticino. Un’anomalia, se si considera che la Svizzera italiana è la regione che beneficia maggiormente della chiave di ripartizione. Come valuta questa situazione? E se l'iniziativa venisse accolta, potrebbero esserci modifiche alla chiave di riparto a svantaggio della RSI?
“Non posso esprimermi sui dettagli delle firme raccolte, perché dipendono da diversi fattori. Ma una cosa è certa: l’approvazione dell'iniziativa “200 franchi bastano!” segnerebbe la fine della SSR nella sua forma attuale, e questo per tutta la Svizzera, non solo per la Svizzera italiana. Possiamo solo ipotizzare quali sarebbero le conseguenze concrete dell'approvazione dell'iniziativa per la Svizzera italiana. Secondo i calcoli dell'istituto di ricerca economica BAK Basel, l’approvazione dell'iniziativa potrebbe comportare, solo per la RSI, la soppressione di centinaia di posti di lavoro e un calo della crezione di valore aggiunto lordo di decine di milioni di franchi. A questo si aggiungerebbe un ulteriore calo di valore aggiunto per le aziende che beneficiano direttamente o indirettamente degli incarichi affidati loro dalla RSI. Si tratta di cifre e fatti che sono sicuramente rilevanti per l'opinione pubblica dellaSbozsera italiana”.
Direttrice Wille, se i piani di riforma da lei annunciati saranno attuati, come sarà la SSR nel 2030?
“Nel 2030 la SSR sarà molto più agile e capace di reagire più rapidamente ai cambiamenti. Puntiamo sulla collaborazione, sia all'interno della SSR sia con partner esterni. Perchè solo unendo le forze, possiamo garantire qualità e creare un’offeta che abbia valore per l'intera società. Allo stesso tempo, continuiamo a sviluppare i nostri formati digitali per raggiungere le persone là dove si informano e si intrattengono. Ciò che resta fondamentale per noi è la vicinanza. Siamo presenti in tutte le regioni, trasmettiamo in tutte le lingue nazionali e produciamo contenuti rilevanti sia per le regioni rurali sia per le grandi città. A guidarci non è solo il progresso tecnologico, ma la convinzione che i media - e anche evidentemente la SSR - possano contribuire alla coesione del Paese. Vogliamo raccontare storie che uniscono e creare spazi in cui si rifletta la diversità della Svizzera”.