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“Il sogno americano è vivo e la Svizzera può beneficiarne”

Ad inizio anni Duemila, i giornalisti lo hanno soprannominato il “James Bond svizzero”. Oggi, però, non si occupa più di servizi segreti e di spionaggio, ma di diplomazia ai massimi livelli. Jacques Pitteloud, 59 anni, vallesano, dirige infatti l’ambasciata svizzera a Washington, incarico che ha assunto dal 2 settembre 2019. Lib- lo ha incontrato.

Dopo essere stato coordinatore dei servizi d’informazione federali tra il 2000 e il 2006, Jacques Pitteloud tra il 2010 e il 2015 è stato ambasciatore svizzero in Kenya, responsabile anche per il Ruanda e la Somalia. “Non penso di essere una persona eccezionale, ma penso di rappresentare un paese eccezionale. La Svizzera è un paese eccezionale e lo si sa anche negli Stati Uniti. Questo sebbene spesso gli americani ci vogliono bene senza sapere veramente il perché: la neutralità, gli orologi, le montagne, il cioccolato,… elementi tipici di una Svizzera che esiste, ma elementi che la rappresentano soltanto in parte”.

Il Club dei 1000 del PLR ha invitatos Jacques Pitteloud per una lunga chiacchierata sull’America, che l’alto diplomatico elevetico descrive innanzitutto come paese da osservare nella prospettiva di cogliere le enormi opportunità che è in grado di offrire ad una realtà come quella Svizzera. “L’altra Svizzera, quella dell’alta tecnologia, dell’economia, quella innovativa, si conosce un po’ di meno negli Usa – spiega l’Ambasciatore -. Io considero uno dei miei compiti più importanti rappresentare questa Svizzera e lavoro per creare le condizioni affinché le aziende svizzere possano operare ancora di più nell’ambito economico degli Stati Uniti. La Svizzera è una potenza economica: in totale le aziende elvetiche hanno investito circa 350 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni nell’economia americana. Siamo il settimo investitore estero in questo contesto davanti a paesi con economia e popolazione molto più grandi rispetto alla Svizzera. Come ad esempio Spagna e Italia. La Svizzera, per dirla all’americana “is punching above its weight” (pugilistico: colpisce più forte di quanto lasci presagire il suo peso, ndr.). Da due anni gli Stati Uniti sono diventati il nostro più grande mercato di esportazione. È la prima volta nella storia: gli USA hanno superato la Germania diventando il nostro primo partner commerciale (dopo l’Unione europea). Negli ultimi 15 anni, le nostre relazioni commerciali con gli americani sono cresciute del 15-20% all’anno. Quando ho iniziato la mia carriera al DFAE, nel 1988, gli Stati Uniti erano il nostro settimo partner commerciale, mentre adesso sono il primo. Nei settori ricerca e sviluppo siamo ai primi tre posti assieme a Germania e Giappone. Tutto il resto del mondo, compresi Cina e Regno Unito, sono dietro di noi”. Un dato importante, perché permette di contestualizzare una relazione economica tra economie che hanno lo stesso livello di sviluppo, di tecnologia, di creatività, di innovazione. “Le filiali di compagnie svizzere negli Stati Uniti generano quasi mezzo milione di posti di lavoro, in tutti i 50 Stati dell’Unione, con uno stipendio medio di poco superiore ai 100'000 dollari l’anno – conferma Pitteloud -. Si tratta della media più alta tra tutti i paesi investitori, segno che la Svizzera sta puntando su industrie di alto livello”.

 

L’esempio del Texas

La vita dell’Ambasciatore in un paese sterminato come gli Stati Uniti, si compone anche di viaggi e di “scoperte”… “Nelle scorse settimane ho avuto l’opportunità di visitare il Texas ed è impressionante vedere il livello raggiunto dalle aziende svizzere presenti in quello Stato, che rappresenta la seconda economia degli Stati Uniti (dopo la California) e la decima economia del mondo (ed è in ulteriore crescita) – racconta Pitteloud -. Le nostre aziende in Texas impiegano 52'000 persone. Tra le altre attività, abbiamo organizzato un “lunch” con i professori svizzeri che insegnano all’Univeristà del Texas: sono 12! E insegnano nelle materie più diverse. È la dimostrazione che una collaborazione economica si costruisce non solo attraverso le industrie e la creazione di posti di lavoro, ma anche con la cooperazione accademica, che è un aspetto molto importante anche per l’Ambasciata e beneficia del prestigio delle nostre università e dei Politecnici”. Una collaborazione efficace, che trova sbocchi molto concreti: “faccio un esempio: il prestigioso “fermilab” della University of Chicago sta attualmente costruendo il più grande “neutral collisioner” del mondo. Ma il lavoro pratico di messa in esercizio dell’acceleratore è in mano all’Università di Berna. Se ne parla poco, ma questo dimostra una presenza svizzera di altissimo profilo negli Stati Uniti”.


Nuove opportunità da sfruttare

Lo scorso anno, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge per un investimento da 1'200 miliardi di dollari per modernizzare infrastrutture. Si tratta di un investimento unico nel suo genere, pari a circa 1,5 volte il Pil della Svizzera. “È una grande opportunità per rafforzare la collaborazione e i nostri legami con gli USA, perché ci sono tante aziende svizzere che hanno la tecnologia, le competenze e i prodotti di cui gli Stati Uniti hanno bisogno – conferma l’Ambasciatore -. Ad esempio per le ferrovie. L’industria ferroviaria svizzera produce treni nello Utah e quindi avrà la possibilità di essere parte integrante dell’investimento per la riqualifica della rete americana. Dobbiamo vendere dei treni negli USA, insomma, perché la produzione è in America, ma poi le ricadute positive si faranno sentire anche in Svizzera”. I settori di investimento saranno comunque moltissimi e per la Svizzera ci saranno opportunità anche nelle tecnologie “cleantech” per la tutela dell’ambiente. Perché questa volta l’America non si limiterà a sistemare strade, ponti, aeroporti e ferrovie, ma investirà in modo massiccio nel futuro del suo sistema infrastrutturale. “Tutti i settori verranno toccati, compresi l’intelligenza artificiale e l’internet a banda larga – osserva Pitteloud -. Ma anche l’ammodernamento della rete elettrica, che è molto vecchia negli Stati Uniti. Sono settori in cui la Svizzera ha una comprovata esperienza. Come ambasciatore svizzero negli Stati Uniti alle aziende elvetiche dico che questo è il momento per investire negli USA. Perché sono l’unico mercato che sta davvero crescendo, anche demograficamente. Senza dimenticare che i talenti del mondo intero continuano a venire negli Stati Uniti. Perché qui hanno l’opportunità di realizzare i propri sogni. Solo in una città come Houston, che ha circa la popolazione della Svizzera, si parlano 167 lingue! Secondo alcuni l’“American Dream” sarebbe morto… in realtà ogni anno ci sono milioni di persone che la pensano diversamente e scelgono gli Stati Uniti per vivere e lavorare. E non certo alla ricerca di prestazioni sociali…! L’America, insomma, funziona ancora piuttosto bene”.

 

Qualche problema da risolvere

Chiaramente, anche in questo contesto molto dinamico, qualche problema c’è. “Anche perché siamo di fronte negli ultimi anni alla fine della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta fin ora – conferma l’Ambasciatore -. Perché questa globalizzazione molto spinta ha avuto anche conseguenze terribili, ad esempio sull’ambiente, ma anche nel rendere più vulnerabili le nostre economie. In questo contesto la posizione svizzera è molto importante, perché i paesi che operano seguendo le stesse regole non devono cominciare ad erigere nuove barriere. Ne va della nostra economia d’esportazione. Negli Stati Uniti, ogni volta che c’è una crisi economica, che torna l’inflazione, c’è la tendenza ad un maggiore nazionalismo economico. Non è certo la prima volta. L’impostazione “buy american”, comunque, non rappresenta un problema per la Svizzera, perché comprare americano, in un certo senso, è anche comprare svizzero considerando la nostra presenza capillare sul mercato. Stiamo comunque lavorando a stretto contatto con l’amministrazione Biden per evitare che la Svizzera diventi un “danno collaterale” di misure in realtà rivolte contro altri paesi”.

Con gli Stati Uniti, insomma, le cose funzionano piuttosto bene per la Svizzera. “Ma il potenziale da sfruttare è ancora incredibile, perché questo è il nostro mercato del futuro. È chiaro che l’UE rimane il nostro mercato principale, ma viste le difficoltà che conosciamo e che dobbiamo assolutamente risolvere, il mio ruolo di ambasciatore mi porta a proporre gli Stati Uniti come una sorta di “compensazione” (in ambito economico e scientifico) alle difficoltà che abbiamo con l’Unione europea. Il nostro obiettivo nei prossimi 10 anni sarà quello di aumentare e diversificare il numero di aziende svizzere che investono e lavorano negli Stati Uniti. È un discorso che deve coinvolgere tutta la Svizzera e non solo alcune regioni e che comprende ovviamente anche il Ticino. Perché le opportunità ci sono”, conclude Jacques Pitteloud.